Cosa succede quando si vuole cercare a tutti i costi una verità che a nessuno interessa conoscere? Quando tutto consiglia di non guardare troppo da vicino certi dettagli, di voltarsi dall'altra parte per accettare il gioco delle parti, ma inspiegabilmente qualcosa spinge ad andare oltre l'apparenza delle cose, a non accontentarsi delle verità ufficiali e del quieto vivere, seguendo un impulso che non si è in grado né di controllare né di capire?
Questo è ciò che capita all'ispettore Marino, in servizio presso la Questura di Rimini, il quale in un giorno d'estate del 1936 si imbatte e risolve nel giro di poche ore un caso di omicidio avvenuto sulla spiaggia di Riccione, a poca distanza da Villa Mussolini, dove il Duce sta trascorrendo le sue vacanze. La vittima è una prostituta locale, una certa Miranda Rubino.
Il caso viene risolto brillantemente con l'arresto del compagno della vittima, il quale prima oppone resistenza ai poliziotti, ma in seguito, una volta condotto in Questura, confessa il delitto. Indagine conclusa in un battibaleno, quindi, tanto che in Questura giunge persino un telegramma di congratulazioni da parte di Mussolini in persona. Eppure qualcosa, all'ispettore Marino, rode dentro. Qualcosa non lo convince.
Questo è ciò che capita all'ispettore Marino, in servizio presso la Questura di Rimini, il quale in un giorno d'estate del 1936 si imbatte e risolve nel giro di poche ore un caso di omicidio avvenuto sulla spiaggia di Riccione, a poca distanza da Villa Mussolini, dove il Duce sta trascorrendo le sue vacanze. La vittima è una prostituta locale, una certa Miranda Rubino.
Il caso viene risolto brillantemente con l'arresto del compagno della vittima, il quale prima oppone resistenza ai poliziotti, ma in seguito, una volta condotto in Questura, confessa il delitto. Indagine conclusa in un battibaleno, quindi, tanto che in Questura giunge persino un telegramma di congratulazioni da parte di Mussolini in persona. Eppure qualcosa, all'ispettore Marino, rode dentro. Qualcosa non lo convince.
Forse non gli piace il clima di facile conformismo che regna tra i colleghi: personaggi privi di qualsiasi motivazione ideale che, pur non riuscendo più a credere alle verità ufficiali del regime, non osano schierarsi apertamente contro di esso per timore di perdere i vantaggi faticosamente acquisiti in anni di carriera.
Forse l'ispettore è rimasto segnato dalla recente separazione dalla moglie, giovane, bella e irrequieta, che l'ha abbandonato perché non sopportava più il grigiore della sua esistenza da poliziotto di provincia. Oppure, forse, a spingerlo a cercare la verità è la consapevolezza strisciante che il regime politico sotto il quale da anni vivono gli italiani non è più in grado di conciliare la retorica ufficiale con la realtà dei fatti e ha imboccato la strada che lo condurrà alla propria catastrofica dissoluzione.
Fatto sta che l'ispettore inizia un'indagine solitaria, faticosa e anche rischiosa, con lo scopo di appurare chi abbia ucciso veramente Miranda Rubino. E tutto ciò non per una particolare simpatia o compassione verso la vittima o verso il suo compagno, per il quale anzi sembra nutrire un certo disprezzo, ma solo per una sorta di sorda ribellione interiore verso un ambiente e un regime al quale egli si dimostra sempre più insofferente. A volte il suo innato senso dell'ordine, oltre al timore delle delazioni, lo spinge a rientrare nei ranghi, anche a causa del fascino che esercitano sulla sua indole piccolo borghese i personaggi altolocati che gravitano attorno alla figura del Duce e con i quali egli fatalmente entra in contatto, ma avrà la determinazione di persistere nei suoi intenti fino alla scoperta della verità.
E' una verità, però, che lascia l'amaro in bocca perché lui stesso si rende conto che su di essa nessuno potrà mai costruire nulla di utile. Il paese è ormai avviato lungo la china distruttiva che lo condurrà all'infamia delle leggi razziali e all'ingresso in guerra a fianco della Germania nazista. I protagonisti del romanzo, come spesso accade in Italia, vivono le loro vicende umane senza interrogarsi sul destino collettivo che li attende e senza porsi il problema della moralità delle azioni che compiono, spinti dalla loro vitalità solo a cercare di trarre ogni vantaggio possibile dalle persone che frequentano e dalle circostanze che li vedono coinvolti.
L'ispettore Marino, nonostante i suoi limiti, pare essere uno dei pochi personaggi del libro che tenta strenuamente di sollevarsi al di sopra della mediocrità che lo circonda. Sotto questo punto di vista bisogna riconoscere che il personaggio ideato da Lucarelli è delineato con qualità straordinaria, così come straordinariamente evocative sono le atmosfere nelle quali si svolge la vicenda, contraddistinte dal torpore sonnacchioso e un po' ovattato di un'estate riminese d'altri tempi, quando la vacanza al mare era un privilegio riservato a pochi. Il tutto viene reso, con grande abilità narrativa, in un clima da quiete che precede la tempesta, nel quale la dimensione provinciale dei personaggi è sovrastata dall'incombere minaccioso di eventi che segneranno non solo la storia nazionale, ma anche quella europea e mondiale.
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